Assolutamente
Ancillai
La centralità dell’uomo nell’opera di Alessio Ancillai dispone a una riflessione intorno alla dibattuta dicotomia “natura-cultura”, che emerge dalla “visione biologica“ dell’artista, traslata in un’immagine metaforica.
In Assolutamente (titolo che tradisce subito il pensiero di una possibile dualità) Ancillai, come in gran parte della sua produzione, muove dallo studio dell’essere umano nella sua formazione per trasporre il processo fisiologico nella strutturazione sociale. In questo senso l’artista opera una sintesi tra il processo naturale e la proiezione sociale e culturale: un polimorfismo artistico che si legittima nella sua proiezione fuori del corpo pur trovando in questo la sua configurazione.
Specificatamente la luce, nell’elaborazione di Ancillai, si richiama all’attivazione celebrale determinata da un singolo fotone sulla retina umana, e la linea – non esistente in natura ma solo immaginata e percepita dall’uomo – per l’artista segna l’elemento della fantasia che si attiva contestualmente alla formazione della mente. L’asta al led, fusione dei due elementi (luce e linea), evidenzia l’idea di separazione, che avviene alla nascita e che si propone variamente nel corso della vita. Come accade anche a teatro, all’accendersi della luce, a sipario aperto, la separazione attiva un processo di identificazione specifica dell’artista, separato dal pubblico da quel telo rosso ripreso nell’istallazione. La separazione però non è divisione, allontanamento, estraneità, in Ancillai è piuttosto affermazione di identità, elemento identificativo nello specifico dell’artista che, per l’appunto, assume un ruolo centrale, quale portatore di una dialettica plateale, comunicatore, megafono, veicolatore di un messaggio che da individuale diviene collettivo.
La stessa identità dell’uomo e dell’artista è dunque espressione di resistenza, forse la loro stessa natura.
In Assolutamente (2014) gli elementi simbolici ne sottolineano la portata; il panno rosso ricorda il colore della rivoluzione, il suo drappeggio sul muro mima un’immagine femminile, una sorta di Marianna che insieme all’asta diviene un vessillo, quello della comunità artistica, senza bandiere individuali né distanze disciplinari.
La resistenza, dunque, in questo caso passa per l’affermazione e la riaffermazione, per la comunione che fa della singolarità un valore e non una cesura, aprendo un’ ulteriore riflessione non solo sulla relazione tra comunità sociale e artista ma tra questo e quella che una volta veniva definita coscienza di classe.
Federica La Paglia
venerdi 10 ottobre 2014
La centralità dell’uomo nell’opera di Alessio Ancillai dispone a una riflessione intorno alla dibattuta dicotomia “natura-cultura”, che emerge dalla “visione biologica“ dell’artista, traslata in un’immagine metaforica.
In Assolutamente (titolo che tradisce subito il pensiero di una possibile dualità) Ancillai, come in gran parte della sua produzione, muove dallo studio dell’essere umano nella sua formazione per trasporre il processo fisiologico nella strutturazione sociale. In questo senso l’artista opera una sintesi tra il processo naturale e la proiezione sociale e culturale: un polimorfismo artistico che si legittima nella sua proiezione fuori del corpo pur trovando in questo la sua configurazione.
Specificatamente la luce, nell’elaborazione di Ancillai, si richiama all’attivazione celebrale determinata da un singolo fotone sulla retina umana, e la linea – non esistente in natura ma solo immaginata e percepita dall’uomo – per l’artista segna l’elemento della fantasia che si attiva contestualmente alla formazione della mente. L’asta al led, fusione dei due elementi (luce e linea), evidenzia l’idea di separazione, che avviene alla nascita e che si propone variamente nel corso della vita. Come accade anche a teatro, all’accendersi della luce, a sipario aperto, la separazione attiva un processo di identificazione specifica dell’artista, separato dal pubblico da quel telo rosso ripreso nell’istallazione. La separazione però non è divisione, allontanamento, estraneità, in Ancillai è piuttosto affermazione di identità, elemento identificativo nello specifico dell’artista che, per l’appunto, assume un ruolo centrale, quale portatore di una dialettica plateale, comunicatore, megafono, veicolatore di un messaggio che da individuale diviene collettivo.
La stessa identità dell’uomo e dell’artista è dunque espressione di resistenza, forse la loro stessa natura.
In Assolutamente (2014) gli elementi simbolici ne sottolineano la portata; il panno rosso ricorda il colore della rivoluzione, il suo drappeggio sul muro mima un’immagine femminile, una sorta di Marianna che insieme all’asta diviene un vessillo, quello della comunità artistica, senza bandiere individuali né distanze disciplinari.
La resistenza, dunque, in questo caso passa per l’affermazione e la riaffermazione, per la comunione che fa della singolarità un valore e non una cesura, aprendo un’ ulteriore riflessione non solo sulla relazione tra comunità sociale e artista ma tra questo e quella che una volta veniva definita coscienza di classe.
Federica La Paglia
venerdi 10 ottobre 2014