Sicurezza sul lavoro
intervista di Daniela Ubaldi per NEXT EXIT
Luglio 2010
ALESSIO ANCILLAI. ARTE, SICUREZZA E LAVORO
http://www.nextexit.it/index.php?page=content&id=1229
Come nasce il tuo interesse per l'arte?
Il rapporto con le immagini l’ho sempre vissuto sin da piccolo, vivendo in una famiglia di artisti, impegnata nel mondo del cinema. Peraltro mio padre era egli stesso pittore e scultore. In adolescenza ho però intrapreso altre strade e poi ho iniziato gli studi di medicina e chirurgia. Mi sono riavvicinato, invece, al mondo delle immagini quando mi sono trovato letteralmente abbracciato, coinvolto, catapultato all’interno di quel movimento culturale che nel 1996 organizzò un convegno a Firenze dal titolo “Immagine della linea”; una ricerca interessantissima che parte dal principio fondamentale che la linea non esiste in natura, ma è l’essere umano che ha la capacità di immaginarla. Sono rimasto affascinato e ho recuperato quella mia naturale tendenza verso il mondo delle immagini che sin da ragazzino mi faceva scrivere poesie e disegnare; da lì una continua ricerca che ancora porto avanti sui rapporti interumani e la loro espressione attraverso il linguaggio artistico.
Come si evolve l'espressione dall'attività pittorica alla videoarte?
Come spiegare il passaggio dalla pittura alla Videoarte è difficile, ma per quanto mi riguarda posso semplicemente dire che ad un certo punto mi serviva esprimere una dimensione di tempo e movimento che la pittura riesce a rappresentare solo in parte. Ho colto quindi l’occasione nel 2006, quando un concorso internazionale di Videoarte promosso da FestArte ha proposto il tema interessantissimo “Uomo donna_Risonanze interne”. Mi cimentai allora immediatamente con questo nuovo occhio e questa nuova mano che creavano immagini, seppur meccanicamente, in modo diverso. Con la Videoarte posso sperimentare l’espressione del rapporto in movimento nel tempo e nel momento in cui lo vivo e poi… la fase del montaggio è un momento eccezionalmente creativo in cui tutto quello che è stato realizzato durante la ripresa prende una nuova forma diversa da prima e si esprime così il senso, l’immagine del rapporto vissuto.
Che cosa ti interessa nella tematica del lavoro?
Mi interessa comunicare l’esistenza di questa tragedia sociale anche quando non ne parlano i mass media. La violenza che subisce un lavoratore costretto a non pensare, ma esclusivamente ad eseguire; la violenza che lo porta a sottovalutare i pericoli, fisici e non, dell’ambiente che lo circonda e che lo pone così a rischio. Pensare che ci sono persone che muoiono o rimangono invalide durante il lavoro mi fa rabbrividire in quanto mi sembra impossibile che ancora oggi, periodo storico in cui la soddisfazione dei bisogni è fondamentalmente raggiunta, si possa morire sull’ambiente di lavoro per una svista, per una mancata adeguata messa in sicurezza o per superficialità o per interessi economici. Il meccanismo dell’organizzazione politico-lavorativa induce a cancellare e a non vedere più l’essere umano in quanto tale, si crea proprio una totale assenza di rapporto con la realtà ed in particolare con la realtà dell’essere umano, per cui diventa normale far lavorare persone ore ed ore consecutivamente e ammassati nella stessa stanza senza stimoli di realizzazione personale (penso ai nuovi “sfruttati” dei call center ), oppure diventa normale non usare misure di sicurezza nei cantieri per ridurre i costi o ancora è normale utilizzare una superiorità gerarchica per esercitare una violenza psichica verso il subordinato oppure diventa normale non proteggere i propri lavoratori da situazioni pericolose per la loro salute magari semplicemente perché l’organizzazione aziendale diventerebbe più complessa o difficoltosa.
Le morti bianche sono un elemento del tuo mondo espressivo o si pongono come punto di arrivo di un ragionamento intorno all'alienazione?
Direi entrambe le cose, nel senso che io non ho effettuato un vero e proprio ragionamento sul tema, ma più che altro ho un sussulto interno, una ribellione naturale che esprimo poi con le mie opere e che nasce certamente dal rifiuto, dall’orrore per quella che giustamente descrivi come alienazione dell’essere umano. Ciò che mi indigna non è l’episodio in sé, che è tristissimo, ovvio e che mi fa soffrire, ovvio, ma la ragione per la quale succede. Ciò che mi indigna e che mi colpisce e che mi stimola la ricerca è perché il politico, l’imprenditore, la collettività determinano, o non vedono, o accettano passivamente questo annullamento dell’essere umano?.. Perché si perde di vista la realtà umana dell’altro (e conseguentemente anche la propria)? Perché si perde di vista il concetto di uguaglianza degli esseri umani e si ritorna in sostanza al concetto di schiavo, la cui vita non è degna di particolare attenzione?
L'installazione alla Festa dell'Unità: puoi spiegare il messaggio che vorresti veicolasse?
Il responsabile PD Cultura per la Festa dell’Unità presso le Terme di Caracalla, Gianluca Santilli, mi ha chiesto di pensare ad una installazione site-specific sul tema della sicurezza sul lavoro che si doveva poggiare su dei ruderi accanto allo stand della libreria Rinascita…quindi mi sono trovato a lavorare su sette segmenti di linea ravvicinati e senza nessuna connessione tra loro…non era facile, ma ad un certo punto mi è apparsa tra quelle piccole linee la fisionomia di un volto e di un corpo adagiato a terra con le articolazioni disarticolate e da lì ho proceduto ad inserire degli elementi che evocassero un lavoratore che urla la frase “LA SICUREZZA DI UN LAVORO” non dedicando esclusivamente l’installazione agli incidenti sul cantiere, ma al disagio del lavoratore in generale. Cercando tra forma e significato posso pensare che quel lavoratore schiacciato a terra composto da ruderi degli antichi romani rappresenta l’unione tra il passato e l’attualità, le migliaia di persone ridotte schiave costrette a costruire Roma spesso pagando con la loro morte e gli attuali lavoratori che oggi subiscono violenza…e penso che da 2500 anni ad oggi la soluzione di tale problematica si è evoluta ben poco. Poi l’urlo per “La sicurezza di un lavoro” mette in relazione le due componenti fondamentali che sono al primo posto: la necessità di una stabilità economica e non l’essere precario a vita vivendo nel continuo conflitto per riuscire a sopravvivere (altrimenti si torna indietro almeno di 100 anni) e poi la pretesa dei lavoratori ad esigere un adeguato rispetto dell’igiene lavorativa.
intervista di Daniela Ubaldi per NEXT EXIT
Luglio 2010
ALESSIO ANCILLAI. ARTE, SICUREZZA E LAVORO
http://www.nextexit.it/index.php?page=content&id=1229
Come nasce il tuo interesse per l'arte?
Il rapporto con le immagini l’ho sempre vissuto sin da piccolo, vivendo in una famiglia di artisti, impegnata nel mondo del cinema. Peraltro mio padre era egli stesso pittore e scultore. In adolescenza ho però intrapreso altre strade e poi ho iniziato gli studi di medicina e chirurgia. Mi sono riavvicinato, invece, al mondo delle immagini quando mi sono trovato letteralmente abbracciato, coinvolto, catapultato all’interno di quel movimento culturale che nel 1996 organizzò un convegno a Firenze dal titolo “Immagine della linea”; una ricerca interessantissima che parte dal principio fondamentale che la linea non esiste in natura, ma è l’essere umano che ha la capacità di immaginarla. Sono rimasto affascinato e ho recuperato quella mia naturale tendenza verso il mondo delle immagini che sin da ragazzino mi faceva scrivere poesie e disegnare; da lì una continua ricerca che ancora porto avanti sui rapporti interumani e la loro espressione attraverso il linguaggio artistico.
Come si evolve l'espressione dall'attività pittorica alla videoarte?
Come spiegare il passaggio dalla pittura alla Videoarte è difficile, ma per quanto mi riguarda posso semplicemente dire che ad un certo punto mi serviva esprimere una dimensione di tempo e movimento che la pittura riesce a rappresentare solo in parte. Ho colto quindi l’occasione nel 2006, quando un concorso internazionale di Videoarte promosso da FestArte ha proposto il tema interessantissimo “Uomo donna_Risonanze interne”. Mi cimentai allora immediatamente con questo nuovo occhio e questa nuova mano che creavano immagini, seppur meccanicamente, in modo diverso. Con la Videoarte posso sperimentare l’espressione del rapporto in movimento nel tempo e nel momento in cui lo vivo e poi… la fase del montaggio è un momento eccezionalmente creativo in cui tutto quello che è stato realizzato durante la ripresa prende una nuova forma diversa da prima e si esprime così il senso, l’immagine del rapporto vissuto.
Che cosa ti interessa nella tematica del lavoro?
Mi interessa comunicare l’esistenza di questa tragedia sociale anche quando non ne parlano i mass media. La violenza che subisce un lavoratore costretto a non pensare, ma esclusivamente ad eseguire; la violenza che lo porta a sottovalutare i pericoli, fisici e non, dell’ambiente che lo circonda e che lo pone così a rischio. Pensare che ci sono persone che muoiono o rimangono invalide durante il lavoro mi fa rabbrividire in quanto mi sembra impossibile che ancora oggi, periodo storico in cui la soddisfazione dei bisogni è fondamentalmente raggiunta, si possa morire sull’ambiente di lavoro per una svista, per una mancata adeguata messa in sicurezza o per superficialità o per interessi economici. Il meccanismo dell’organizzazione politico-lavorativa induce a cancellare e a non vedere più l’essere umano in quanto tale, si crea proprio una totale assenza di rapporto con la realtà ed in particolare con la realtà dell’essere umano, per cui diventa normale far lavorare persone ore ed ore consecutivamente e ammassati nella stessa stanza senza stimoli di realizzazione personale (penso ai nuovi “sfruttati” dei call center ), oppure diventa normale non usare misure di sicurezza nei cantieri per ridurre i costi o ancora è normale utilizzare una superiorità gerarchica per esercitare una violenza psichica verso il subordinato oppure diventa normale non proteggere i propri lavoratori da situazioni pericolose per la loro salute magari semplicemente perché l’organizzazione aziendale diventerebbe più complessa o difficoltosa.
Le morti bianche sono un elemento del tuo mondo espressivo o si pongono come punto di arrivo di un ragionamento intorno all'alienazione?
Direi entrambe le cose, nel senso che io non ho effettuato un vero e proprio ragionamento sul tema, ma più che altro ho un sussulto interno, una ribellione naturale che esprimo poi con le mie opere e che nasce certamente dal rifiuto, dall’orrore per quella che giustamente descrivi come alienazione dell’essere umano. Ciò che mi indigna non è l’episodio in sé, che è tristissimo, ovvio e che mi fa soffrire, ovvio, ma la ragione per la quale succede. Ciò che mi indigna e che mi colpisce e che mi stimola la ricerca è perché il politico, l’imprenditore, la collettività determinano, o non vedono, o accettano passivamente questo annullamento dell’essere umano?.. Perché si perde di vista la realtà umana dell’altro (e conseguentemente anche la propria)? Perché si perde di vista il concetto di uguaglianza degli esseri umani e si ritorna in sostanza al concetto di schiavo, la cui vita non è degna di particolare attenzione?
L'installazione alla Festa dell'Unità: puoi spiegare il messaggio che vorresti veicolasse?
Il responsabile PD Cultura per la Festa dell’Unità presso le Terme di Caracalla, Gianluca Santilli, mi ha chiesto di pensare ad una installazione site-specific sul tema della sicurezza sul lavoro che si doveva poggiare su dei ruderi accanto allo stand della libreria Rinascita…quindi mi sono trovato a lavorare su sette segmenti di linea ravvicinati e senza nessuna connessione tra loro…non era facile, ma ad un certo punto mi è apparsa tra quelle piccole linee la fisionomia di un volto e di un corpo adagiato a terra con le articolazioni disarticolate e da lì ho proceduto ad inserire degli elementi che evocassero un lavoratore che urla la frase “LA SICUREZZA DI UN LAVORO” non dedicando esclusivamente l’installazione agli incidenti sul cantiere, ma al disagio del lavoratore in generale. Cercando tra forma e significato posso pensare che quel lavoratore schiacciato a terra composto da ruderi degli antichi romani rappresenta l’unione tra il passato e l’attualità, le migliaia di persone ridotte schiave costrette a costruire Roma spesso pagando con la loro morte e gli attuali lavoratori che oggi subiscono violenza…e penso che da 2500 anni ad oggi la soluzione di tale problematica si è evoluta ben poco. Poi l’urlo per “La sicurezza di un lavoro” mette in relazione le due componenti fondamentali che sono al primo posto: la necessità di una stabilità economica e non l’essere precario a vita vivendo nel continuo conflitto per riuscire a sopravvivere (altrimenti si torna indietro almeno di 100 anni) e poi la pretesa dei lavoratori ad esigere un adeguato rispetto dell’igiene lavorativa.