alessio ancillai

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Immagine

Alessio Ancillai
O dell’esporsi multimodale (testo in catalogo "Umano Specie specifico_luce e sangue" aprile 2015 - Pio Monti

Il fronte più avanzato delle arti è certamente nel multimodale. La multimodalità appartiene già al nostro modo di vivere nella comunicazione, con l’intrecciarsi libero di forme e canali diversi: dalla scrittura all’oralità, dalle immagini alle informazioni tattili, agli sms, alle registrazioni vocali, alle pagine dei social. Secondo l’etimologia, il termine multimodale sposta l’attenzione dal medium (un coagulatore del senso per il pensiero d’avanguardia), al modus. Dal cosa al come, definendo non più la specificità del mezzo, quanto l’abilità di diversificare e comporre. Il multimodale, rispetto a multimediale, afferma la necessità di indagare non più sul veicolo o la tecnologia di trasmissione della comunicazione, ma sul modo in cui la comunicazione è veicolata. La versione aggiornata di una nota espressione di Marshall Mac Luhan, è “il modo è il messaggio”. Non un mondo, ogni mostra è un modo a sé.
E’ proprio nell’ottica di questo attraversamento che Alessio Ancillai interpreta l’esporsi (verbo che identifica il lavoro d’artista), ripercorrendo la storia dell’arte in termini mediali, passando dal gesto della pittura, all’icona della fotografia, alla luce/suono del video fino alla ricerca dell’attualità nel led, la tecnologia più recente nell’illuminazione, componendo il tutto in una installazione che parla del Mito, dell’Antico e del Moderno, con incursioni nel romanticismo informale della lamina del colore e i segni propri del mondo teatrale. Il risultato è un comporsi che si distende su coordinate diverse e si rinnova nel contatto tra l’attualità e la storia.
E’ un modus operandi, questo, che abbandona l’obsoleto mostrare inteso come archivio/catalogo di forme, e detta le condizioni per guardare all’arte in termini espositivi come composizione, o meglio come componimento.
In linguistica, il modo è una delle tre principali categorie grammaticali che compongono il sistema di coniugazione verbale (assieme a tempo e aspetto). Il modo indica la forma con cui il parlante presenta l'azione espressa nel verbo: può essere reale (indicativo), eventuale (congiuntivo), desiderabile (ottativo e desiderativo), soggetta a condizioni (condizionale), richiesta o demandata ad altri (imperativo e causativo). Ognuno di questi modi, può rispondere ad una proposta espositiva, può diventare una modalità dell’esporsi che cambia le letture dell’arte, tralasciando categorie abusate a favore di una lettura espositiva complessa, che guardi all’esporsi come ad un linguaggio della seduzione.
In questa dinamica più vivace, Ancillai è un vero artista nell’esporsi dietro la mostra: scavalca l’immagine del mezzo ed entra nella modalità del presentabile, dove i confini dell’arte non sono più i media espressivi, ma l’atmosfera, l’aura e la temperatura che questi costruiscono intrecciandosi fino a presentare l’impresentabile, ovvero ciò che nel medium non si coglie. In questo componimento, la chiave di sol è dettata dal led, che ricorre come fonte luminosa nell’installazione e nelle opere, ma non risponde alla scelta di preporre un aggiornamento dell’arte, una nuova tecnologia; è invece il canale che dilata l’Opera oltre l’immagine, come atmosfera-aura-temperatura, in quanto colore-calore.
Il led presenta uno sfilacciamento temporaneo dell’Opera (che la fotografia iconizza e l’audio-video mantiene in movimento), dove risiede il bacino più ampio del senso. Alessio Ancillai anestetizza il lato verso dell’immagine e ne propone il bordo come una dilatazione del significante, aprendo ad una lettura dell’Opera che deborda nell’oltremodo e nel fuori misura. Esce, quindi dalla
ferita, canale storico del senso, per concentrarsi su un lato, lo sfrangiamento del bordo, attraverso il quale comprendiamo che la grandezza dell’Opera è nella sua apertura, nel suo proiettarsi verso l’Infinto. E’ lì che si raccolgono le possibilità del modo, i diversi modus operandi. Ogni modus è la declinazione di quella frangia che, di per sé, non esiste (come l’Arte per Duchamp), ma persiste sotto forme diverse. O meglio, sotto ipotesi combinatorie diverse.





Angelo Capasso, ADd 2015 (Aprile, Dolce dormire)

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